venerdì 27 aprile 2012

Grafologia ed “Incapacità di intendere e di volere”

L’accezione “incapacità di intendere” richiama una funzione intellettiva, ossia la capacità di percepire la realtà esterna operando relativamente una comprensione, interpretazione ed elaborazione delle informazioni acquisite.
Il termine “incapacità di volere” rimanda ad un processo di natura affettiva inteso come consapevolezza del manifestare o meno all’esterno le soggettive scelte.
Va da sé che tra le due funzioni intercorra una intrinseca e dinamica interazione, ed è per questo che facilmente nel senso comune vengono recepite come un unico concetto; in realtà rimangono due espressioni della natura umana ben distinte che possono presentarsi con intensità talora medesime, con leggere sfumature o più marcate diversità.
La grafologia, e in particolare la grafologia peritale, data la ripercussione che la capacità di intendere e volere ha sul piano giuridico (si pensi alle controversie relative a firme o testamenti di persone con dubbia capacità di intendere e volere per anzianità, malattia o altro), offre una chiara lettura di questa complessa dinamica.
La visione grafologica dell’individuo si estende in duplice direzione, abbraccia infatti da un lato i processi affettivi dall’altro i processi intellettivi, restituendo poi un’immagine completa, una visione globale e nello stesso tempo particolareggiata della struttura di personalità individuata.
Il processo affettivo, dal quale deriva la capacità di volere, ha origine già a livello fetale nello scambio biochimico che si realizza tra madre ed embrione; il processo affettivo delinea la finestra attraverso la quale con lenti chiamate percezione, rielaborazione e comprensione verrà visto e interpretato il mondo sul quale essa permette di affacciarsi, in altri termini costituisce le fondamenta sulle quali si sviluppa il processo intellettivo e quindi la capacità di intendere.
Grafologicamente la combinazione qualitativa e quantitativa di elementi quali la forza pressoria, la struttura dei tratti grafici e il movimento grafico, consente di delineare le capacità di volere e di intendere sia nella misura e nella direzione in cui le due capacità si esprimono singolarmente sia nella misura e nella direzione in cui una può agire sull’altra.

Di seguito due esempi grafologici (tratti dal libro “Elementi di grafologia Peritale” di A. Bravo, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001) di questo complesso articolarsi.
Il primo caso riguarda la grafia di un soggetto di anni 24; la difficoltà di canalizzazione degli impulsi scrittori (pressione irregolare e distribuita con discontinuità lungo i tratti grafici) minano il senso di sicurezza alla base della capacità volitiva. Tale influenzabilità è talmente intensa da agganciare i processi intellettivi impedendo così al soggetto di sviluppare un minimo senso di fermezza, coerenza o stabilità generale nella propria personalità.




I caso: grafia soggetto maschile, anni 24


Il secondo caso riporta la grafia di un uomo di 76 anni in cui risulta più integra la capacità di intendere che volere. L’emotività, pur agendo su entrambe le capacità, ha agito maggiormente sulla quella volitiva, rendendola un po’ suggestionabile (anche se limitato nella sua intensità, l’impulso scrittorio viene in ogni caso gestito e canalizzato con controllo lungo e tra i tratti grafici).




II caso: grafia soggetto maschile, anni 76

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