domenica 28 novembre 2010

Analisi dello scarabocchio nei bambini


PREMESSA
Tutti viviamo almeno tre vite: una reale, una immaginaria e una non percepita. Ma succede che i figli, e non solo quelli piccoli, appartengano proprio a quel tipo di vita che i genitori non riescono a cogliere. E il tempo che passa aggrava la crisi: man mano che l'età dei sogni sfuma, l'adulto cede al fascino di un universo sempre più logico e razionale. Segue automaticamente i propri modelli, convinto che lo traghettino verso una maturità compiuta. Ma il vero universo è sempre un passo al di là della mera logica e, alle volte, per esplorarlo basterebbe mettersi all'ascolto degli altri, a cominciare dai più piccoli.
Ognuno conserva, vivacissimo, qualche trauma nella sua mente. Ad esempio, non è raro che una mamma o un papà mi raccontino dello smarrimento provato, il giorno in cui, al ritorno dall'ufficio, si sono accorti che il loro pargolo aveva sporcato con il pennarello rosso mezzo appartamento. La via più semplice, in tale situazione, sarebbe quella di stendere un preventivo per rifare la tappezzeria, ma evidentemente l'intervento opportuno sarebbe quello di approfondire cosa sia passato nella testa del bambino in quel preciso momento. Se, infatti, l'adulto è distratto, il bambino è costretto a forzare il proprio linguaggio.

I TEST PROIETTIVI CARTA-MATITA
Ogni disegno è espressione della persona che lo esegue. Pensiamo al bambino piccolo: già a 2/3 anni scarabocchia, tira righe, lascia segni sul muro o dovunque gli capiti, traccia ghirigori sulla sabbia o sul pavimento; con le dita se ha il gessetto, con uno stecchetto se non ha la matita. Così facendo egli scrive, anzi parla: quei segni che a prima vista sembrano macchie illegibili, sono invece discorsi assai eloquenti che il bambino rivolge, primi fra tutti, alla mamma ed al papà.
Ogni tratto ha una sua connotazione: una conferma si ha quando si chiede al piccolo di raccontare ciò che ha disegnato: "Questa è la maestra, questo è il cane, qui c'è il sole e qui ci siamo io e la mamma". E pensare che sul foglio possono esserci anche 50 segni pess'a poco uguali, ma ognuno assumerà agli occhi del bambino un significato differente. Insieme, tutti questi tratti compongono una storia: la storia dei desideri, delle emozioni, delle paure della crescita, con tutte le sue tappe, i suoi ritmi biologici e psicologici, proiettata sul foglio: ecco perchè questi test vengono comunemente definiti "TEST PROIETTIVI CARTA-MATITA".
Così l'autore del disegno dialoga con il mondo degli adulti: sta a loro, ai grandi, scoprire il filo di questo complesso, quanto affascinante, discorso. Con il buon senso e soprattutto con l'affetto sapremo sempre interpretare quei segni che non sono mai poca cosa. Quando un bambino ti mostra un foglio scarabocchiato, ti sta mostrando parte del suo mondo, di se stesso.
Ovviamente il disegno infantile aiuta anche il bambino ad esercitarsi nell'uso della matita ed a sollecitare un'equilibrata coordinazione dei movimenti; insegna ad abituarsi ad adoperare uno spazio prestabilito,a comunicare idee ed impulsi (pertanto non andrebbe mai sgridato nel caso in cui disegni su ciò che ha trovato a porata di mano, ma bisognerebbe fornirgli carta e matite colorate in quantità. I bambini che sono messi in condizione di disegnare saranno meno impacciati nei movimenti ed avranno una maggiore facilità ad esprimersi. Non a caso grafologi, psicologi e neuropsichiatri infantili utilizzano proprio il disegno come mezzo privilegiato per indagare i disturbi della crescita.

INTERPRETAZIONE
Che cosa bisogna osservare?
Quando una bambino scarabocchia, manda un'infinità di messaggi che occorre imparare ad osservare per dare loro il giusto valore nell'interpretazione. Ciò vale sia per gli educatori sia per i genitori, ed è indispensabile per non commettere errori. Si osservi, quindi, l'impugnatura con la quale il bambino tiene la penna, lo spazio occupato, il punto di partenza sul foglio dove inizia a disegnare, il tratto lasciato sulla carta, la pressione con la quale calca sul foglio, la forma che lo scarabocchio assume.

IMPUGNATURA. Occorre valutare se questa si presenti sciolta oppure costretta. Nel primo caso essa riflette una motricità libera e rilassata; nel secondo esprime una contrattura muscolare, conseguenza di tensioni di vario genere. E' corretto educare, quindi, il bambino ad una giusta impugnatura, pur senza forzature e imposizioni; ne trarrà vantaggio l'intero sistema neuro-muscolare e psicomotorio.

SPAZIO. "Molto pieno" indica confidenza, espansione, estroversione, voglia di crescita. "Poco pieno" mette in evidenza un bimbo pauroso, inibito, introverso, timido.

PUNTO DI PARTENZA. Normalmente il bambino dovrebbe partire dal centro del foglio, in sintonia con il proprio modo di percepirsi al centro del mondo. Se ciò non accade può essere dovuto ad inibizioni o timidezza. E' importante che nei primi anni di vita egli possa soddisfare la naturale necessità di sentirsi centro dell'attenzione del mondo.

TRATTO. Può presentarsi deciso e sicuro o, al contrario, tremolante ed incerto. Ciò può segnalare: nel primo caso, libertà di muoversi, di sporcarsi, di esplorare e, di conseguenza, di disegnare; nel secondo caso indecisione e timore di imbrattare, paura della disapprovazione e del rimprovero o potrebbe essere legato ad un'educazione che impone un'eccessiva attenzione per la pulizia.

PRESSIONE. Il gesto grafico può essere leggero o marcato. Un tratto appena percettibile mette in evidenza una natura sensibile e corrisponde ad un comportamento simile anche nel gioco e nella vita di tutti i giorni. Un tratto marcato, invece, indica forte energia, buona vitalità e necessità di ampi spazi per muoversi.

FORMA. Il cerchio, l'angolo, le linee ed i puntini sono tutte espressioni di un modo di porsi nel mondo, di percepirsi e di espandersi.

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